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La Grammatica chioggiotta in consiglio regionale con il professor Cremona
Questa mattina nelle sale del Consiglio regionale del Veneto, protagonista il dialetto chioggiotto grazie alla “Grammatica” del professor Renzo Cremona, presentata a cura dell’Ufficio di Presidenza dell’ente.
A fare gli onori di casa Erika Baldin, consigliera segretaria nello stesso Ufficio di Presidenza: «L’illustrazione del volume in questa autorevole sede non vuol essere solo la celebrazione di un orgoglio locale, in un periodo nel quale Chioggia è tornata sotto i riflettori grazie al cinema, al turismo internazionale, alla rinascita del suo centro storico, alla gastronomia. Ma soprattutto, l’importanza di una codificazione scientifica ed ortografica del dialetto chioggiotto, che mette a sistema anni di ricerche analitiche nell’originale parlata della laguna sud e nella sua produzione scritta. Un’opera di spessore, che in tempi di globalizzazione riafferma un’affascinante eredità lessicale e un’identità ancora intatta».
Presenti anche l’ex consigliere regionale Elso Resler e gli editori de Il Leggìo, Sandro Salvagno e Paola Pregnolato: «Perché una grammatica? Perché apre un mondo, assieme agli altri volumi dello stesso autore, come “Fossa Clodia” e “Lingua madre”. Parliamo italiano con i bambini, ma il primo giorno di scuola tornano a casa pieni di parole dialettali. Ricordo mio nonno, grande lupo di mare, che salava le sarde a settembre con una certa ritualità e gestualità annuale: aveva una grande cultura empirica, anche se non studiata nei libri».
La parola all’autore: «Volevo scrivere in dialetto già nel 2011 -dice Renzo Cremona- ma si è posto il problema di come scriverlo, di quale ortografia utilizzare. Nel mirabile Vocabolario di Riccardo Naccari e Giorgio Boscolo c’era un eccesso di segni: bisognava quindi ridurre le regole, e rendere più snella la sua trascrizione. Si parte da come si scrive in italiano, perché il sistema non è del tutto autonomo dalla lingua nazionale. Anche se il dialetto è anarchico, fa quello che vuole, non essendo normato». Per Cremona, «la lingua è come pasta, materiale da manipolare, un piacere puro. Ho anche tradotto Kavafis in chioggiotto, e reggeva, rendeva bene. Così Wyslawa Szymborska, Brecht, Cecco Angiolieri, Calvino, Primo Levi (“Diseme vialtri se a ze un cristian”): così facendo si ha la netta impressione di cosa sia una lingua, di come la si abita e ci si senta a casa dentro di essa. Se il dialetto chioggiotto sparisse, rimarrebbero le case e le calli, ma Chioggia sparirà con lui».
Cremona è convinto che «per codificare bisogna lasciar passare il tempo, aspettare che un uso linguistico si sedimenti e che diventi univoco. Il mio lavoro è frutto di documenti e registrazione di decenni, anche di oltre un secolo. “Grammatica chioggiotta” fotografa il dialetto di oggi, e le sue radici, peraltro molto studiato dagli accademici, che ora hanno un riferimento oggettivo. Ci vorrebbe anzi una petizione per salvare il condizionale chioggiotto, quello in -ave, che si ritrova solo nell’istrioto di Dignano e Valle. Perché a Chioggia si parla come si parlava a Venezia secoli fa, o come scriveva il Ruzante in pavano, vedi la forma interrogativa alla seconda persona singolare». Una brillante lettura della Szymborska in chioggiotto ha strappato risate e applausi ai presenti, e sicuramente anche a coloro che si sono collegati da remoto attraverso i canali Youtube e Facebook del Consiglio regionale del Veneto, dove la presentazione rimane ancora visibile.