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Lavoro. Baldin (M5S): «Stipendi, il Veneto distante da Lombardia ed Emilia: serve il salario minimo»

«L’analisi della Fondazione Corazzin per la Cisl del Veneto sulla paga dei dipendenti non lascia scampo: in questo ambito il Veneto è rimasto indietro, mentre Lombardia ed Emilia Romagna hanno continuato a correre». Così la consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle, Erika Baldin, che sottolinea come il Veneto «sia in cima a molte classifiche, in ambito nazionale ed europeo, ma non in questa».
«Sui salari c’è un dato evidentissimo: lo squilibrio tra le regioni. Il fatto è che in questo caso il Veneto non occupa le prime posizioni, ma arranca a metà classifica». Anzi, qualche gradino sotto, considerato che la retribuzione media equivalente (che costituisce l’indicatore utile a porre in relazione territori con caratteristiche differenti) è pari a 33.166 euro a fronte di una media nazionale leggermente superiore, 33.790 euro. Irraggiungibili, invece, Lombardia ed Emilia Romagna con 39.413 euro e 35.432 euro rispettivamente, come si evince dai dati della Fondazione Corazzin diffusi dalla Cisl del Veneto.
«A logica, il Veneto dovrebbe essere in prima linea a livello nazionale per sostenere misure come il salario minimo», osserva Baldin, sottolineando che «i dati della Cisl riguardano soltanto il lavoro dipendente, ma nella selva dei “contrattini” e delle finte partita iva la situazione è ancora peggiore. Per non parlare di riders e lavoro a chiamata».
«Ancora una volta abbiamo la conferma che le categorie più svantaggiate sono le donne e i giovani, che hanno retribuzioni bassissime», addirittura sotto i 17 mila euro per gli under 19, sempre in termini di media equivalente. «Oltre a una profonda ingiustizia, qui c’è una parte delle cause della crisi demografica: il boom dell’emigrazione e il crollo della natalità si spiegano anche con la dinamica dei salari. Perché un giovane dovrebbe fermarsi qui e mettere su famiglia?».
«Il Veneto deve ritornare ad essere una regione attrattiva per i giovani, che oggi cercano un lavoro stimolante con cui crescere. Va ripensato il modello di sviluppo, la Regione deve aprire un confronto il più ampio possibile: con le categorie economiche, le organizzazioni sindacali, ma anche le Università e gli enti del terzo settore, vere risorse del nostro territorio. Mi impegno fin da ora a sottoporre i dati della Fondazione Corazzin all’attenzione di tutto il Consiglio regionale», conclude Baldin.