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Vescovo insultato in Riva Vena chiede più Polizia. Il sindacato FSP: “Insufficienti gli strumenti normativi”
Monsignor Tessarollo ha segnalato attraverso un post su Facebook come sia insicuro il centro di Chioggia, riva Vena in particolare, a causa della presenza di alcuni giovani conosciuti da tutti. “Tutti sanno e non osano parlare”, scrive Tessarollo che ha toccato con mano la situazione: “Passa il vescovo e si prende da pedofilo e altri insulti”. Nei giorni scorsi anche un altro sacerdote è stato molestato. Il vescovo chiede maggiori controlli: “Mai un vigile che passa, o polizia. Se chiami dicono che hanno solo una pattuglia e non possono fare niente. “Che vergogna – conclude Tessarollo – quale tutela?”
Al Vescovo risponde Mauro Armelao Segretario Generale Regionale FSP POLIZIA VENETO: “Capisco la rabbia del vescovo di Chioggia che purtroppo ha toccato con mano ed in prima persona una situazione di non facile risoluzione e sottolineo non facile da risolvere non per colpa della Polizia ma per colpa di strumenti normativi insufficienti.
La Polizia c’è e fa il proprio dovere seppur con mille difficoltà. Quello che manca sono le risorse umane in primis, gli strumenti normativi (leggi chiare e non interpretabili) a difesa dei cittadini e delle forze di polizia, certezza della pena e come ultimo strumenti di autodifesa quali la pistola elettrica taser per intervenire nei confronti di persone esagitate e violente azzerando quasi il rischio di farsi male. Chiediamo a gran voce, come FSP POLIZIA DI STATO di Venezia, che il Sindaco pretenda di convocare in prefettura un comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica e che proprio in quella sede si decida una volta per tutte il potenziamento del commissariato almeno di 5 agenti così da rinforzare le 5 squadre di volante e poi prevedere un congruo numero di aggregati per il periodo estivo. Da due anni il commissariato di Chioggia non ha nessun aggregato per l’estate quindi inutile poi lamentarsi se la polizia non interviene subito . Parlare e basta non serve a nulla, bisogna agire e in fretta”.
Conclude Mauro Armelao: “Inutile nascondersi dietro un dito e fare i finti buonisti, per certi casi ci vorrebbero delle nuove strutture create ad hoc per curare le persone con problematiche mentali e che hanno compiuto dei reati o che sono socialmente pericolose per se e per gli altri. Deve esserci una collaborazione di tutte le istituzioni, comune, servizi sociali, sanità e forze dell’ordine che in caso di repressione devono poter contare poi su strutture preposte, che non siano il carcere perché non sembra sono da arrestare, per curare e recuperare così le persone”.