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Covid-19, anche l’Ulss 3 sta monitorando la diffusione della variante inglese
La Regione Veneto sta monitorando la presenza e la diffusione di varianti del virus Covid-19 e in particolare della variante inglese. Anche i servizi e i laboratori dell’Ulss 3 Serenissima sono al lavoro per contribuire a questa indagine scientifica: “Il monitoraggio è coordinato dalla Regione Veneto – sottolinea il direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Ulss 3 Serenissima Luca Sbrogiò – e si avvale dell’attività di monitoraggio e ricerca fatta sui territori dai Laboratori di microbiologia e dai Servizi di igiene e sanità pubblica. Si lavora per sequenziare campioni selezionati casualmente sui vari territori, e quindi anche nel territorio dell’Ulss 3 Serenissima”.
L’analisi complessiva che si sta svolgendo a partire da questa selezione di tamponi molecolari presta un’attenzione particolare ad alcune categorie di soggetti testati: i casi di reinfezione e gli individui infettatisi anche se già vaccinati; i pazienti immunocompromessi positivi ricoverati a lungo, gli individui in arrivo da Paesi con alta incidenza di varianti Sars-CoV-2 o provenienti da aree in cui si registra un aumento dei casi o cambiamento nella trasmissibilità e nella virulenza, i soggetti coinvolti in cluster. In particolare, l’Istituto superiore di sanità ha chiesto ai laboratori sui territori di selezionare dei sottocampioni di casi positivi e di sequenziare il genoma del virus per individuare prioritariamente la presenza della variante inglese, poi la presenza della variante brasiliana e, se necessario, anche quella sudafricana.
Dentro questo sistema di analisi e di monitoraggio anche il Laboratorio dell’Ulss 3 Serenissima invia settimanalmente all’Istituto zooprofilattico del Veneto una serie di tamponi positivi selezionati secondo i criteri indicati, a cui si aggiungono quelli che, come da indicazioni dell’Iss, sono oggetto di specifica attenzione e verifica.
Anche se l’individuazione di soggetti colpiti dalla variante inglese comporta un supplemento di monitoraggio, non mutano invece le indicazioni cliniche: “Risultare positivi ad una variante – spiega Sbrogiò, non significa al momento essere affetti da una patologia diversa, né per quanto riguarda le conseguenze cliniche né per quanto riguarda gli interventi terapeutici. Le varianti, e in particolare la variante inglese, evidenziano piuttosto una differenza nella trasmissibilità del contagio. Ed è per questo che a fronte dell’individuazione di soggetti colpiti da variante, i sanitari del Sisp attuano protocolli di monitoraggio più stringenti, nel segno di una ancor maggior prudenza quanto alla possibile diffusione del virus”. Di fronte ai casi di variante inglese, ad esempio, si allarga lo spettro dell’indagine epidemiologica per individuare i contatti, anche aumentando l’indagine retrospettiva dalle consuete 48 ore fino a 14 giorni, si eseguono tamponi di monitoraggio con una tempistica diversa e più ampia, che aumenta il periodo in cui il soggetto è mantenuto sotto controllo e allo stesso modo anche la quarantena dei contatti non si interrompe al decimo giorno ma prosegue fino al al quattordicesimo.
Infine, alle persone in cui si evidenzia una positività dovuta alla variante inglese, vengono invitate ad osservare con il massimo rigore le misure di distanziamento e le regole relative all’uso dei dispositivi di protezione, rese ancora più stringenti proprio dalla maggior virulenza della variante stessa.