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Sbarramento sul Brenta: Incontro a Chioggia per sbloccare i fondi necessari

L’incontro che si è tenuto lunedì 31 marzo presso il municipio di Chioggia ha segnato un momento importante per la realizzazione di un’opera strategica per il territorio veneto: lo “Sbarramento antintrusione salina alla foce del fiume Brenta”. L’incontro, che ha visto la partecipazione dell’Amministrazione comunale e del Consorzio di bonifica Adige Euganeo, ha avuto come obiettivo primario la definizione del percorso da intraprendere per il reperimento dei 7.506.868,00 euro mancanti al completamento del finanziamento.
Questa somma è indispensabile per avviare i lavori di costruzione dello sbarramento, un intervento di vitale importanza per contrastare la crescente minaccia della risalita del cuneo salino e, al contempo, per offrire un significativo beneficio alla viabilità locale e turistica.
IL FENOMENO DELL’INTRUSIONE SALINA
Il fenomeno dell’intrusione salina, un processo naturale che vede l’acqua salata del mare penetrare negli estuari e risalire i corsi d’acqua dolce, rappresenta una sfida sempre più pressante per la costa veneta. Diversi fattori concorrono ad amplificare questo fenomeno, tra cui la portata dei fiumi e il livello delle maree. In particolare, periodi di siccità prolungati, che riducono la quantità di acqua dolce proveniente da monte, e livelli di marea elevati favoriscono la propagazione dell’acqua salata anche per molti chilometri nell’entroterra. Nel caso specifico dei fiumi Brenta e Bacchiglione, durante i periodi di scarsità idrica, l’acqua salata è presente in modo quasi permanente negli alvei, rendendo impossibile il suo utilizzo per l’irrigazione dei campi. La situazione è ulteriormente aggravata dal fenomeno della subsidenza che caratterizza la costa veneta tra i fiumi Brenta e Adige. A causa di questo abbassamento del livello del suolo, le aree agricole si trovano ad una quota inferiore rispetto al livello del mare. Di conseguenza, l’ingressione marina non si limita a contaminare le acque dolci dei corsi d’acqua, ma si insinua anche nel sottosuolo attraverso gli alvei, salinizzando la falda acquifera e i terreni, con danni ingenti per l’agricoltura locale.
L’avanzamento del cuneo salino all’interno degli alvei fluviali si è quintuplicato in poche decine di anni. L’area interessata dall’aumento della salinità si estende su una superficie di almeno 25/30.000 ettari, coinvolgendo 5/6 Comuni.
IL PROGETTO DELLA BARRIERA ANTINTRUSIONE SALINA
Per contrastare efficacemente questa minaccia, il Consorzio Adige Euganeo ha progettato una barriera antintrusione salina, un’opera strategica che mira a impedire all’acqua salata dell’Adriatico di invadere gli alvei dei fiumi Brenta e Bacchiglione per diversi chilometri dalla foce, bloccandone la risalita anche lungo il Garzone e numerosi altri canali. I benefici idrogeologici di questa infrastruttura sono molteplici e di fondamentale importanza per la salvaguardia del territorio. In primo luogo, la barriera bloccherà l’ingressione marina nei corsi d’acqua, preservando la qualità dell’acqua dolce a monte. In secondo luogo, essa permetterà di trattenere una riserva idrica preziosa per l’irrigazione, soprattutto durante i periodi di siccità. Un altro beneficio cruciale sarà l’impedimento della salinizzazione dell’acquifero lungo la fascia fluviale, proteggendo così una risorsa idrica fondamentale per usi potabili e agricoli. Infine, la realizzazione della barriera contribuirà a ridurre la richiesta di acque irrigue provenienti da bacini di alimentazione, che spesso si trovano anch’essi in crisi durante le stagioni secche.
LA STORIA DELL’OPERA INIZIA NEL 2004
La storia di quest’opera affonda le sue radici nel 2004, quando il Consorzio di bonifica Adige Euganeo elaborò il progetto in risposta alla drammatica crisi idrica del 2003 e alle evidenti manifestazioni di salinizzazione della rete di canali irrigui e dei terreni agricoli. Inizialmente, il progetto ricevette un finanziamento di 15.000.000,00 euro dal Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, stanziato attraverso decreti del 2005 e del 2007. Successivamente, la Regione Veneto, il Comune di Chioggia e il Magistrato alle Acque di Venezia (ora Provveditorato Interregionale per le Opere Pubbliche del Triveneto) richiesero un ampliamento dell’opera originariamente prevista. Questa revisione portò ad una nuova stesura del progetto, con un adeguamento del manufatto finalizzato al potenziamento della viabilità. L’obiettivo era quello di offrire un beneficio diretto al Comune e alla Regione, alleggerendo il transito sulla trafficata strada statale “Romea”.
La modifica del progetto iniziale comportò un aumento dei costi di realizzazione, che salirono a quasi 20 milioni di euro, ripartiti tra il Consorzio/MASAF (13.046.595,00 €), il Comune di Chioggia (3.479.090,00 €), la Regione Veneto (2.609.315,00 €) e il Provveditorato (800.000,00 €).
Nonostante il progetto definitivo fosse approvato nel 2014, l’iter di realizzazione subì una battuta d’arresto a causa di ricorsi presentati da alcune società nautiche locali. Tuttavia, questi ricorsi vennero respinti e, al termine delle procedure legali nel 2021, il Provveditorato Interregionale per le Opere Pubbliche del Triveneto richiese e ottenne la conferma del finanziamento da parte dei tre enti finanziatori. Nel frattempo, però, i costi di realizzazione avevano subito un notevole incremento, raggiungendo i 9.500.000,00 euro, così ripartiti: Consorzio di Bonifica Adige Euganeo (6.476.748,00 €), Regione del Veneto (1.296.499,00 €) e Comune di Chioggia (1.726.753,00 €). Attualmente, all’appello mancano circa 7.5 milioni di euro per poter dare il via ai lavori, in quanto l’unico soggetto finanziatore ad aver impegnato contabilmente la propria quota è il Comune di Chioggia.
Per questo motivo, la Regione Veneto e il Consorzio di Bonifica Adige Euganeo guardano con fiducia al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) per ottenere, attraverso un finanziamento, la cifra mancante. L’importanza di quest’opera va ben oltre la difesa del territorio dalla salinizzazione. Lo sbarramento, infatti, assumerebbe un ruolo cruciale anche come snodo viario alternativo alla strada statale 309 Romea, contribuendo in modo significativo all’alleggerimento del traffico locale e turistico.