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Paolo Dal Gesso conquista per la terza volta lo Stretto di Messina a nuoto
Un’ora e 24 minuti in mare aperto, tra correnti fortissime, fondali profondi e paure da affrontare a bracciate. È questa la nuova impresa compiuta da Paolo Dal Gesso, 47 anni, chioggiotto, che per la terza volta ha attraversato a nuoto lo Stretto di Messina, dopo le edizioni del 2016 e 2019.
L’impresa si è svolta nell’ambito di una traversata non agonistica organizzata dalla Swimming Travel di Roma, guidata da Luciano Vietri. Hanno partecipato una trentina di nuotatori, suddivisi in piccoli gruppi da tre o quattro persone. Ogni gruppo seguiva una barca di riferimento che tracciava la rotta corretta, fondamentale per non farsi trascinare via dalle correnti irregolari e potentissime che caratterizzano lo Stretto.
«Il mare sembrava non finire mai, in certi momenti mi pareva di essere fermo – racconta Paolo – ma a bordo della barca c’erano mio figlio Pietro e la mia compagna Elisa, e vederli lì mi ha dato la forza di non mollare». Un sostegno decisivo, che gli ha permesso di tenere testa alla fatica e anche alle paure che inevitabilmente emergono quando, sotto di sé, il fondale arriva a 800 metri di profondità: «Guardavo giù e pensavo agli squali o ai pesci spada… ma poi alzavo la testa, li vedevo, e passava tutto».

Il percorso, seppur lo Stretto misuri 4 chilometri in linea d’aria, si allunga notevolmente per chi lo nuota, perché è necessario seguire un tragitto a zig-zag per intercettare i flussi favorevoli delle correnti. Alla fine, come già accaduto nelle due imprese precedenti, negli ultimi 500 metri Paolo ha trovato una nuova energia e ha accelerato fino a toccare gli scogli della Calabria, gridando il suo numero di gara (14) al cronometrista per fermare il tempo. «Sì, anche stavolta ho urlato, come un liberazione», racconta con il sorriso.

Dal Gesso, ex calciatore e oggi allenatore di giovani talenti della Clodiense, è anche il fondatore dell’associazione “MeSupero”, che promuove lo sport inclusivo con attività come calcio integrato e hockey in carrozzina. Un’iniziativa nata per rendere omaggio al padre, scomparso dopo una lunga malattia, e per trasmettere un messaggio potente: lo sport è per tutti, e le sfide, anche le più dure, si affrontano un passo (o una bracciata) alla volta.





