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Granchio blu, lo studio a cura dell’Università Ca’ Foscari di Venezia: fertilità media di 2-2,5 milioni di uova per esemplare
Danni ingenti all’ecosistema della Laguna e alle attrezzature dei pescatori. I risultati dello studio commissionato dalla Fondazione della Pesca al Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica dell’Università Ca’ Foscari Venezia non lasciano dubbi: il granchio blu è una specie invasiva dall’impatto pesantissimo.
Il sindaco di Chioggia e Presidente della Fondazione della Pesca Mauro Armelao: .“Con questa seconda fase dello studio, completiamo un lavoro che ha già fatto scuola in materia di granchio blu. I risultati saranno trasmessi alla Regione, al Ministero delle Politiche Agricole e alla Commissione Europea per sensibilizzare le istituzioni sull’emergenza.”
Anche Cristiano Corazzari, Assessore della Regione Veneto, ha sottolineato l’importanza della ricerca: “Grazie alla prima fase dello studio abbiamo richiesto la dichiarazione di calamità naturale. Ora, con questi nuovi dati, potremo approfondire le strategie per contrastare i danni causati dal granchio blu e dalle calamità naturali che hanno colpito il settore della pesca.”
Il granchio blu è una specie originaria delle coste occidentali dell’Oceano Atlantico, diffusa dal Canada all’Argentina, e introdotta accidentalmente nelle acque del Mediterraneo a partire dagli anni ’30 del ‘900, probabilmente tramite l’acqua di zavorra delle navi. Nelle ultime due decadi il granchio blu si è diffuso lungo le coste italiane, a partire dalle aree ioniche per poi colonizzare l’Adriatico e il Tirreno. In Alto Adriatico le presenze di questa specie invasiva sono andate progressivamente aumentando negli ultimi dieci anni, con una vera e propria esplosione demografica osservata nel 2023.
I campionamenti, effettuati in quattro siti (fiume Brenta, laguna di Chioggia e area marina antistante), hanno rivelato una diffusione capillare della specie. Le femmine ovigere, con una fertilità media di 2-2,5 milioni di uova per esemplare, rappresentano una minaccia per l’ecosistema.
Dal punto di vista economico, il granchio blu ha causato danni significativi alle reti e agli altri attrezzi da pesca. Durante il monitoraggio, è stato stimato che ogni giorno tra il 3% e il 19% delle reti veniva danneggiato, con costi e tempi di riparazione insostenibili per i pescatori. Inoltre, molti attrezzi, come le nasse per seppie, sono risultati inutilizzabili.
Lo studio, coordinato dal Prof. Piero Franzoi, ha coinvolto ricercatori e operatori del settore, che hanno collaborato per raccogliere dati e testimonianze dirette. “La ricerca ha evidenziato la gravità del problema e rappresenta un punto di partenza per individuare soluzioni condivise,” ha concluso Armelao.
I risultati dello studio saranno fondamentali per definire nuove strategie di gestione e mitigazione. La Fondazione della Pesca punta a sensibilizzare le istituzioni europee e nazionali, mentre i pescatori locali chiedono interventi urgenti per preservare un’attività economica e culturale che rischia di essere compromessa irrimediabilmente.