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Tagiare

L’estate sta finendo. Dopo tanto lavoro, “per mì zè ora de darghe un tagio” e “molarghe un ponto”, cioè è tempo di darci un taglio, fermarmi e “mollare” un po’ di tensione.
“Daghe un tagio”- o “molighela”- significa “finiscila!” ed è la tipica espressione di chi è stufo del comportamento di qualcuno.
“Tagiare” equivale appunto a tagliare. “Al tagio le rosse!” era una esortazione usata spesso dai venditori di angurie , che la tagliavano per far vedere ai potenziali clienti quanto erano rosse. Il “tagero” è invece il tagliere, solitamente quello di legno: mia nonna lo usava anche per adagiarci la polenta caldissima o gli gnocchi freschi in attesa della cottura!
Un tempo, quando la città era colpita da maltempo, si usava “tagiare el sion”, tagliare la tromba d’aria con una preghiera /formula magica recitata a Gesù e la Madonna.
Ecco altri esempi di espressioni legate al verbo “tagiare”:
“A zè un tagiatabari”- È un pettegolo
“Tagiare de qualchedun”- Spettegolare su qualcuno
“Tagiare le onge”- Smascherare
“Tagiacali”- Pedicure
“A zè tagià!”- È una persona furba
Bevarse ‘na tagiadela.- Bere una bevanda a base di menta ed anice.