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Appalti truccati, aperto il vaso di Pandora del Consorzio Venezia Nuova

La bufera giudiziaria sul Mose si abbatte pesantemente su Chioggia. Ben 10 dei 14 provvedimenti restrittivi eseguiti dal Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza, riguardano infatti imprenditori locali. Tutte persone molto conosciute in città che operano da anni nel mondo delle opere marittime idrauliche. In pochi vogliono commentare ma la sensazione più diffusa è quella dell’incredulità. C’è anche chi pensa ai possibili riflessi occupazionali perchè sono aziende con molti dipendenti.
Il nome più importante però tra gli arrestati è quello dell’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati, dimessosi lo scorso 28 giugno, con l’accusa di turbativa d’asta.
Accuse pesanti, secondo le indagini dei finanzieri lagunari, l’ex presidente del Consorzio, concessionario del ministero delle Infrastrutture, è accusato di turbativa d’asta: “predeterminava la spartizione delle gare allo scopo di garantire il monopolio di alcune imprese sul territorio veneto”.
Le indagini, che hanno preso le mosse da una verifica fiscale svolta nei confronti della Cooperativa San Martino di Chioggia, hanno permesso ai finanzieri di accertare l’utilizzo di una societa’ austriaca, mediante la quale veniva fatto lievitare fittiziamente il costo di acquisto delle palancole e dei sassi da annegamento provenienti da una societa’ croata, cosi’ da creare in Austria dei ”fondi neri” a disposizione dei referenti della cooperativa in questione.
Lo sviluppo delle investigazioni, allargatesi a macchia d’olio a numerose altre societa’ del consorzio, ha fatto emergere il ruolo dominante e discrezionale del Consorzio Venezia Nuova (e, in primis, del suo presidente), ruolo che gli permette di agevolare alcune imprese a scapito di altre.
Massimo Cacciari, ex sindaco di Venezia, sentito dall’Adnkronos, ha dichiarato: «Mi dispiace per Mazzacurati, perche’ e’ una persona che credeva in quest’opera». Secondo Cacciari, che non è mai stato d’accordo sulla realizzazione del Mose «alla fine è un’operazione da 6 miliardi di euro e questo dice tutto…».